Scrittore ormai noto e apprezzato da critica e pubblico, Geoff Dyer volle cimentarsi in un libro su uno dei suoi miti letterari, D. H. Lawrence. Un saggio sobrio ma brillante, alla sua maniera. Ci si mise dunque anima e corpo, lesse epistolari, consultò biografie, viaggiò nei luoghi dove ha vissuto Lawrence, prese tonnellate di appunti e alla fine. fallì miseramente. Ma questa, per il lettore, è una fortuna: Per pura rabbia è l'esilarante resoconto di questo fallimento e narra con feroce sarcasmo le manie, le ansie, le ossessioni di chi scrive per vivere. Un diario del periodo sulle tracce di Lawrence e delle frustrazioni che ne sono derivate, in cui il rabbioso sarcasmo di Dyer si scaglia contro gli oggetti più disparati che incontra nel tentativo di scrivere quel saggio che non sarà mai: dai frutti di mare e relativadifficoltà di mangiarli, al doppiaggio dei film in italiano, agli ostacoli che si incontrano nella ricerca del giusto tipo di cornetto integrale, alle coppie con figli, al peso mortale di una Nikon, alla totale futilità del bricolage e all'ottusità dei teorici della letteratura. Il risultato finale non ha quasi nulla a che fare con D. H. Lawrence, ma è un magnifico ossimoro: un libro sull'impossibilità di scrivere un libro.

Per pura rabbia - Fare a pugni con D.H. Lawrence

"Un aereo militare sorvola i picchi innevati delle Alpi bavaresi. Scritte rosse a caratteri teutonici appaiono in sovraimpressione sullo schermo. Il ritmo martellante della colonna sonora si fa sempre più serrato mentre la cinepresa nell'abitacolo ci mostra lo sguardo truce di un Richard Burton visibilmente pensieroso e il volto di ghiaccio di un Clint Eastwood pietrificato nell'espressione facciale che avrà per tutta la pellicola: gli occhi strizzati e ridotti a due fessure. Sono i titoli di testa di Dove osano le aquile e lo schermo è quello della casa di Geoff Dyer, su cui queste immagini sono passate decine e decine di volte. Il film di Brian G. Hutton occupa un posto privilegiato nella memoria dell'autore ed è una sonda che penetra a fondo nel suo passato. Fuga è il punto esatto in cui lo sguardo puntuto e sardonico di Geoff Dyer incontra l'immaginazione del bambino che è stato; è il tributo arguto e graffiante al rapporto che instauriamo con i miti fondativi della nostra giovinezza."

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