Il dottor Michael Wolf è una delle figure più affascinanti ed enigmatiche della moderna Ufologia: il Majestic 12, la struttura che gestisce nella segretezza totale la questione ufo/alieni da oltre 65 anni e per la quale ha lavorato, ha sequestrato il suo secondo manoscritto. Ciò che resta della sua eredità intellettuale e della sua avventura umana è custodito nello strabiliante The Catchers of Heaven, il libro cult per eccellenza, finalmente ora nella nuova edizione italiana, la sola esistente al mondo. Wolf divulga sotto forma di narrativa i segreti a lui noti, l'intero patrimonio di informazioni raccolte in qualità di "interfaccia" con le Entità Biologiche Extraterrestri, in violazione della segretezza che lo avrebbe dovuto vincolare sino alla fine dei suoi giorni. La via che ha potuto percorrere nel suo involucro fisico umano-terrestre, per liberarsi la coscienza, schiacciata dai macigni di un lavoro oscuro e insopportabile, come lui stesso ha spiegato: « L'opera descrive i vicini nell'universo venuti a visitare l'uomo, i più vicini trovandosi a trenta, trentadue anni luce di distanza; e perché alcuni di loro abbiano scelto di venire su questo pianeta ».

I guardiani del cielo

Michael Wolf, connu pour avoir remporté le prix World Press Photo 2010 grâce à son projet Tokyo Compression, pose ici son regard sur la capitale française. Comme il sait si bien le faire, il repère des éléments architecturaux caractéristiques du paysage visuel parisien afin de les immortaliser.
Toits, cheminées et lumières rythment les images de leurs couleurs, de leurs formes et, surtout, de leurs volumes. L'univers visuel auquel il nous invite à participer conduit l'observateur à suivre du regard les lignes entrecoupées des murs et des gouttières, à s'attarder sur des détails qui ne sont pas toujours si apparents qu'on le penserait. Il nous incite enfin à imaginer le contexte environnemental et architectural qui donne un cadre à ces éléments strictement rectangulaires.
L'impression de songe qui accompagne ce voyage dans un Paris vu depuis les toits se confirme dans la deuxième partie du livre. L'ombre des arbres y décore les façades de divers édifices et façonne une poésie visuelle propice au dialogue intime où, en l'absence de toute présence humaine, nature et architecture parviennent à se fondre l'une dans l'autre.

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