"Può essere difficile ricordarsi di essere diventata femminista, se non altro perché è difficile ricordare un tempo in cui non ti sei sentita tale. È possibile essere sempre stata così, essere femminista da sempre?" Un'antologia di scritti su femminismo, emozioni, colonialismo, sessismo e violenza di genere per scoprire una delle più importanti pensatrici mondiali. Perché parlare ancora di sessismo? Cosa significa essere una femminista guastafeste? Come trasformare il lamento in denuncia e la denuncia in testimonianza? Come possiamo imparare il linguaggio della diversità? A queste e altre domande tentano di rispondere i saggi scelti di Un'altra cena rovinata, curata da Michela Baldo ed Elia A. G. Arfini, che firmano il saggio introduttivo della raccolta tradotta da feminoska e Michela Baldo. Conoscere il pensiero intersezionale di Sara Ahmed significa entrare in un mondo dove il sessismo, il colonialismo, il razzismo e la violenza di genere vengono analizzati e decostruiti per proporre strumenti adeguati a riconoscerli e superarli. Con questa antologia sarà possibile avere un compendio delle opere più importanti di Sara Ahmed, una piccola avanguardia per introdurre in Italia la sua filosofia ribelle e per non ritrovarci più le "sole femministe guastafeste al tavolo".

Un'altra cena rovinata

La felicità è costantemente descritta come l'oggetto del desiderio umano, come ciò a cui ambiamo, ciò che dà scopo, significato e ordine alla vita umana. Ma anche se la felicità è quel che desideriamo, ciò non significa che sappiamo cosa desideriamo nel desiderare la felicità. La felicità potrebbe persino orchestrare il suo stesso desiderio. Oppure potrebbe mantenere il proprio posto come desiderio perché non può essere data. La felicità: un desiderio, una volontà, un bisogno. In questo libro mi domando cosa significa pensare alla felicità in questi termini. L'interrogativo che mi guida non è tanto "cos'è la felicità?", ma piuttosto "cosa fa la felicità?". Non avanzo una definizione di felicità, o un modello di felicità autentica. Né offro una serie di istruzioni su come raggiungerla: non ne ho da impartire e semmai scrivo da una posizione di scettica incredulità nei confronti della felicità come tecnica per vivere bene.

La promessa della felicità

What does diversity do ? What are we doing when we use the language of diversity ? Sara Ahmed offers an account of the diversity world based on interviews with diversity practitioners in higher education, as well as her own experience of doing diversity work. Diversity is an ordinary, even unremarkable, feature of institutional life. Yet diversity practitioners often experience institutions as resistant to their work, as captured through their use of the metaphor of the "brick wall." On Being Included offers an explanation of this apparent paradox. It explores the gap between symbolic commitments to diversity and the experience of those who embody diversity. Commitments to diversity are understood as "non-performatives" that do not bring about what they name. The book provides an account of institutional whiteness and shows how racism can be obscured by the institutionalization of diversity. Diversity is used as evidence that institutions do not have a problem with racism. On Being Included offers a critique of what happens when diversity is offered as a solution. It also shows how diversity workers generate knowledge of institutions in attempting to transform them.

On Being Included - Racism and Diversity in Institutional Life

Prenons sérieusement cette figure du Killjoy féministe. La féministe tue-t-elle la joie des autres en soulignant les moments de sexisme? Ou exposent-elle les mauvais sentiments qui sont cachés, déplacés ou annulés sous des signes publics de joie? Le mauvais sentiment entre dans la pièce lorsque quelqu'un exprime la colère des choses, ou la colère pourrait-elle être le moment où les mauvais sentiments qui circulent à travers les objets sont ramenés à la surface d'une certaine manière?

La solidarité ne suppose pas que nos difficultés sont les mêmes luttes, ou que notre douleur est la même douleur, ou que notre espoir est pour le même avenir. La solidarité implique l'engagement et le travail, ainsi que la reconnaissance que même si nous n'avons pas les mêmes sentiments, ni les mêmes vies ou les mêmes corps, nous vivons sur un terrain d'entente.

La douleur implique la violation ou la transgression de la frontière entre l'intérieur et l'extérieur, et c'est par cette transgression que je ressens la frontière en premier lieu

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