De familie van Aga Djan is al eeuwenlang de belangrijkste familie in de Iraanse stad Senedjan. Zij wonen in het huis naast de Djomè-moskee, de grootste moskee van een stad waar het vrijdaggebed wordt gehouden. Van generatie op generatie komt de imam van de moskee uit de familie van Aga Djan; als het verhaal opent, is dit zijn neef Alsaberi. Als tapijtverkoper staat Aga Djan bovendien aan het hoofd van de bazaar en heeft economische macht. Kader Abdolah vertelt in deze roman over de geschiedenis van Iran door in te zoomen op de invloed van de gebeurtenissen op deze familie. Als de revolutie wordt voorbereid en uitbreekt, komt de samenleving onder druk te staan en verliest de familie langzaamaan al hun invloed en zekerheden.

La Maison De La Mosquée

«Les gouttes de pluie tambourinaient maintenant clairement sur les bouteilles vides. Elles étaient dans l'herbe, à mes pieds, mais j'entendais un bruit, celui de gouttes derrière moi. Je tournai la tête et vis un tas de bouteilles vides alignées dans l'obscurité. Prêtes à partir. Pour entreprendre leur voyage. Le voyage des bouteilles vides.» C'est ainsi que Bolfazl, réfugié politique iranien, vit son exil aux Pays-Bas. Il découvre un pays où on fête les anniversaires, mais non les morts. Un pays où il n'y a pas de rideaux aux fenêtres et où on montre ses jambes, son ventre, son sexe. Un pays où deux hommes peuvent vivre ensemble et dormir dans le même lit, comme ses nouveaux voisins. Mais la Hollande, pour Bolfazl, c'est aussi un paysage fait de digues, d'herbes hautes et d'oiseaux, où le brouillard et les nuages l'empêchent de s'orienter : lors de sa première visite, il ne sait pas indiquer à sa mère dans quelle direction elle doit se tourner pour sa prière... Le voyage des bouteilles vides est ainsi l'évocation poétique d'un destin entre deux pays et deux cultures dont le charme très singulier vient de la juxtaposition réussie de deux imaginaires, l'un occidental, l'autre persan.

Le Voyage des bouteilles vides

Lungo le placide sponde del fiume IJssel, quattro paesini dell'Olanda profonda si ritrovano ad accogliere un gruppo di rifugiati. Provenienti da diversi angoli del Medioriente ma uniti dalla comune cultura islamica, sono i primi stranieri ad arrivare negli anni '80 in questi centri di rigorosa tradizione protestante, incontrando la spontanea solidarietà dei locali e un nuovo mondo che li obbliga a interrogarsi sulla propria identità. Dall'affascinante Memed, che allaccia una difficile relazione con un'olandese, all'interprete Lina, che si adopera per l'integrazione fino a essere eletta in Parlamento, a Khalid, discendente da una famiglia di miniatori del Corano, che si fa strada come restauratore museale e « pittore di gay ». Dai fieri « dodici anziani » che tengono vive le antiche radici, alla ribelle Pari, che lascia il marito, studia l'olandese e comincia a scrivere per un giornale, pagando a caro prezzo la propria emancipazione. Ma le nuove ondate di profughi e populismi, l'11 settembre e l'omicidio di Theo van Gogh rompono i loro precari equilibri. In un imponente romanzo corale Kader Abdolah racconta dall'interno, con gli occhi degli immigrati, l'Olanda della proverbiale tolleranza che degenera in contrapposti radicalismi. E trasportando nell'Europa di oggi la poesia delle fiabe persiane, affida al pappagallo di una vecchia guaritrice olandese il ruolo di testimone delle umane vicende e mediatore, attraverso la letteratura, tra Oriente e Occidente. Mentre la Storia scorre inarrestabile come il fiume IJssel, a cui i profughi, per antica usanza, continuano a confidare sogni, dolori e paure, attendendo speranzosi una risposta.

Un pappagallo volò sull'IJssel

La Storia dei potenti si intreccia con la vita semplice, spesso sofferta, sempre intensa, degli umili, l'amore di Ismail, carico di nostalgia, per la patria con quello intimo e dolente per il padre, gli ideali di giustizia e libertà con l'impegno a parlare per chi non può più farlo. E ancora una volta, l'incontro tra Persia e Occidente, tra impervie montagne iraniane e dune olandesi, tra poesia, icastica e lieve, e una lingua sobria ed essenziale, intesse motivi inattesi e preziosi, figure mitiche e fiabesche nella trama della nostra cultura.

Scrittura Cuneiforme

Adopté par Muhammad à l'âge de sept ans, Zayd devient vite son serviteur dévoué, son ombre, puis son chroniqueur. Après la mort de celui qui se faisait appeler le messager d'Allah, il se voit en effet chargé de rassembler ses méditations et commandements en un seul livre : le Coran. Mais les successeurs de Muhammad n'arrivent pas à se mettre d'accord sur le texte. Zayd réalise alors que l'homme qui unira les différents courants de l'islam ne peut pas être le même que celui qu'il a connu. A travers les témoignages d'amis et d'ennemis, d'épouses, de savants et de poètes, il cherche à reconstruire la vie de Muhammad : ses débuts de vendeur sur le marché, sa réussite comme commerçant, ses premières expériences spirituelles, jusqu'à sa reconnaissance en tant que prophète et grand seigneur de guerre. Dans un récit courageux et haut en couleur, Kader Abdolah offre au lecteur le portrait éclairant d'un Muhammad plein d'humanité et d'humour, surmontant obstacles, amours difficiles et jeux de pouvoir, pour devenir un des hommes les plus réformateurs de son temps.

Le messager

Un viaggio in Sudafrica diventa per Davud, esule iraniano giornalista ad Amsterdam, la rivelazione delle proprie radici più profonde, il recupero del proprio passato, la scoperta di un'affinità di ricerca d'identità, la storia di un innamoramento, forse di una donna, forse di un paese e della sua poesia. Da quando mette piede sulla bruna terra africana, Davud si sente a casa e scopre di essere vissuto da straniero in quell'Olanda che l'ha accolto come rifugiato politico e di cui ha acquisito la lingua, la nazionalità e i costumi. Le montagne, il cielo azzurrobruciato, il sole accecante, i villaggi con le loro casupole elementari e i loro abitanti, tutto gli evoca la patria da cui è dovuto fuggire, con tale forza da invadere anche i suoi sogni: ogni notte la sua stanza d'albergo diventa luogo d'incontro di figure del suo passato, fino alla comparsa di Attar, Malek, Soraya, Rumi e Forugh, gli antichi compagni di resistenza contro il regime dello scià, tre giustiziati e due imprigionati, gli amici perduti che da quel momento si porterà con sé. È a loro che riferisce le sue esperienze sudafricane ed è Attar che se ne fa narratore, aggiungendo al racconto di Davud il proprio, quello del viaggio parallelo dei suoi compagni segreti, testimoni della cultura persiana e di una strenua lotta per la libertà, ma anche voce di chi, richiamato dalla tomba, riscopre le gioie, i minuti piaceri, il miracolo quotidiano del tornare a vivere.

Ritratti e un vecchio sogno

Dopo aver raccolto nel Corano le rivelazioni di Allah a Maometto, Zayd, figlio adottivo e cronista del Messaggero, sente l'urgenza di consegnare ai posteri la storia della sua vita. Perché "non si può capire il Corano se non si capisce Mohammad: un sognatore, un gaudente, un amante delle donne e della vita", ma soprattutto "un uomo curioso". Zayd parte alla ricerca di testimoni del suo tempo - mercanti, poeti, studiosi, nemici o familiari del suo signore - cui cede la parola per ripercorrere la vicenda del profeta e condottiero che ha cambiato la storia. Dagli anni delle sue prime spedizioni come carovaniere, dei suoi primi contatti con la civiltà persiana, egiziana e bizantina, ai giorni della ricerca di una risposta al mistero del creato e di un riscatto del suo popolo dall'arretratezza. Prende forma così un ritratto composito e affascinante di Maometto, che restituisce tutti i suoi sentimenti e tutta la sua umanità: un profondo senso religioso convive con gusti libertini, la pazienza con l'ira, la mistica con un mondano cinismo. Ma, attenzione, avverte l'autore, che si conferma acuto testimone del suo tempo e costruttore di ponti tra culture: questo è un racconto, una personalissima ed eterodossa reinvenzione letteraria. Perché Kader Abdolah mescola storia e immaginazione, cronaca e poesia, nella consapevolezza della complessità di un'avventura umana, religiosa e politica che l'Occidente non può eludere, e a cui ci si può avvicinare anche con la sagace leggerezza di una storia romanzata.

Il messaggero

«Dans ma patrie, les rivières sont des témoins. Elles ne cachent rien. Elles viennent des hautes montagnes. Tantôt elles chantent. Tantôt elles crient, parfois elles pleurent en silence avec nous.Parfois, elles sont douces, parfois coléreuses, parfois elles apportent des fleurs. Parfois aussi un cadavre.Les rivières sont des rivières, qu'elles coulent ici ou dans mon pays.»C'est avec une force poétique peu commune, que Kader Abdolah évoque son pays d'origine, l'Iran, tout comme son pays d'adoption, les Pays-Bas. Son écriture lui sert de trait d'union entre ces deux pôles, et les dix récits rassemblés ici, déclinant tous le thème de la perte et de l'exil, forment un univers romanesque singulier et fascinant.

La Maison De La Mosquée

Résumé

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