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Ernesto | Umberto Saba
Ernesto | Umberto Saba

Ernesto

Publié par Seuil

150 pages

Résumé

Questa nota era parte della risposta a un'inchiesta Sull'erotismo in letteratura promossa dalla rivista Nuovi Argomenti nel 1961. Qualche anno prima Umberto Saba aveva letto ad alta voce ad Elsa Morante il suo romanzo Ernesto che andava allora componendo. Essa ebbe poi modo di rileggerne il manoscritto, grazie all'amicizia di Linuccia, figlia del poeta. Ho letto, di recente, un romanzo incompiuto, inedito, e ancora (ma per poco, io spero) sconosciuto a tutti. Nella nostra perpetua immaturità, che cerca a tentoni i suoi passaggi verso la chiarezza, certe letture equivalgono, per noi, a esperienze reali e provvidenziali: sgombrando d'intorno a noi, col loro intervento illuminante, i mostri infantili della superstizione comune. In questa funzione liberatoria consiste, io credo, la massima ragione dell'arte. L'autore del manoscritto è Umberto Saba, poeta che, per la grazia del suo sacrificio, si può avvicinare a un santo. E a questo lavoro lui si dedicò nei giorni della sua vecchiaia, già prossima alla morte: quando ormai il suo sacrificio si rendeva a lui in tragedia, e agli altri in purezza assoluta. Così, già si definisce il valore di queste pagine; ma è facile presagire i commenti miserevoli dai quali esse verranno accolte: ricevendo, ovviamente, da opposizioni di specie così bassa, una riconferma della loro qualità. Vi si narrano le prime esperienze erotiche (amorose) di un ragazzo: le quali s'iniziano, per avventura, con una di quelle relazioni che - sebbene reali, e umane, e comunque di natura - la superstizione considera, nella loro specie, tabù. Il ragazzo di Saba, per sua grazia, è immune da certi tabù, responsabili di trasformare le realtà naturali in mostri assurdi e delittuosi. E mentre che per altri, contaminati dai tabù, una simile esperienza potrebbe trasformarsi in una determinazione irreale (che potrà farli schiavi perpetui d'una irrealtà) per il ragazzo di Saba essa rimane quello che è: un semplice incontro umano, che in se stesso è innocente (giacché lui non ne è stato corrotto) e non è malefico. Portato dalla sua innocente sensualità, e dalla sua spontanea curiosità della vita, questo ragazzo ideale, come è passato attraverso la sua prima, occasionale esperienza, così poi naturalmente conoscerà l'amore delle donne, avrà una moglie amata, ecc. ecc. Ora, per narrare tale vicenda, il caro e felice Saba non ricorre affatto alle reticenze, a cui pure io (accidenti a me) ho dovuto costringermi per riassumerla qui sopra. Lui, nella sua narrazione, non tralascia nessun particolare, per quanto difficile e segreto, purché gli sembri necessario; non castiga nessuna parola. Però, le stesse cose che altri, nel dirle, potrebbe rendere oscene, o ridicole, o sordide, si rivelano invece, dette da lui nella loro chiarezza reale, naturali e senza offesa. Lasciando limpida, alla fine della lettura, la emozione degli affetti, restituita alla purezza consapevole della coscienza matura. Le spiegazioni di questo fenomeno si possono ridurre a una sola: che Saba ha un fondamentale rispetto per la vita e la persona umana: senza il quale nell'arte, come pure nella storia, non c'è realismo, né libertà; ma servitù, e rettorica. (Elsa Morante) Nota di Sergio Miniussi.

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